Tacchi si, ma a modo mio: anatomia di un equilibrio (e di una promessa)

Tacchi si, ma a modo mio: anatomia di un equilibrio (e di una promessa)

Alberto Ciaschini: scarpe con tacco comode e senza dolore?

C'è chi pensa che il tacco sia solo un vezzo estetico. Un capriccio da stilista.
Io no. Per me è questione di postura, di proporzioni, di carattere.
Ma anche di rispetto. Per il piede, prima di tutto. E per la donna che quel piede lo muove nel mondo.

Sì, creo scarpe col tacco. Spesso anche alti.
Li disegno come se dovessero sorreggere un pensiero, non solo una camminata.

Ogni volta che progetto un modello, penso all'equilibrio.
Non solo fisico, ma anche simbolico.
Il tacco, nella mia testa, non è lì solo per slanciare la gamba, è lì per raccontare qualcosa.
Di chi lo indossa, non di chi lo guarda.

Prendiamo il mio tacco a sigaretta. È diventato un po’ il mio segno distintivo, lo so.
Ma non è nato a tavolino. È arrivato quasi da solo, in un pomeriggio di idee.
Volevo un tacco sottile, elegante, ma non fragile.
Un tacco che sembrasse leggero, ma fosse stabile. Che stesse bene sotto un pantalone, anche un jeans, ma anche sotto un abito.
E, soprattutto, che si portasse con ironia.
Perché per me una scarpa non deve mai prendersi troppo sul serio.

Poi è arrivato il tacco "effetto spento", quello che finisce come una sigaretta schiacciata.
Un piccolo gesto ribelle, forse. Un’idea che mi faceva sorridere, ma che parlava chiaro:
anche l’imperfezione ha fascino, se la porti con eleganza.

Le mie scarpe hanno tacchi, sì. Ma non chiedono a nessuna di soffrire.
Non disegno strumenti di tortura.
Studio l’inclinazione, i materiali, il bilanciamento.
Le provo, le faccio provare. E se una cammina male… si rifà tutto da capo.
Capita più spesso di quanto si pensi.

La verità? Un tacco bello ma scomodo è un progetto sbagliato.
E io, coi progetti sbagliati, non riesco a convivere.

Le donne che scelgono le mie scarpe sono tutte diverse — ma una cosa ce l’hanno in comune:
non vogliono scendere a compromessi. Né con lo stile, né con il comfort.
E allora sì, tacchi. Ma solo se sono pensati bene. Costruiti meglio. E disegnati con rispetto.

Una scarpa per me è come una promessa.
Che non si spezza a metà giornata.

Con passione,
Alberto ❤️


FAQ

Q: I tacchi Alberto Ciaschini sono comodi?
A: Sì, lo sono. Ogni modello viene studiato con attenzione all’inclinazione, ai materiali interni, alla postura. Non esce nulla che non sia anche portabile davvero.

Q: Quanto sono alti i tacchi?
A: Dipende. Dai 7,5 cm ai 11 cm, ma sempre con una costruzione che accompagna il piede. L'altezza da sola non dice molto: conta come ci stai dentro.

Q: Posso camminarci tutto il giorno?
A: Se sei abituata ai tacchi, sì. Se no, magari non partire con 11 cm. Ma tante clienti mi scrivono che non portavano più i tacchi… finché non hanno provato i miei.

Q: Qual è il tacco più particolare che hai disegnato?
A: Al momento inglobato in un cubetto di ghiaccio. Era un’idea folle, ma ha funzionato. Per me è importante che una scarpa sorprenda, ma resti fedele a chi la indossa.

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